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domenica 11 novembre 2007

Cenni Storici sulla Maratona di Endine





Autore PAOLO MENEGHELLI "Pablito"


MARATONA BENEFICA DI ENDINE


Quanto fa (del) bene pescare! // Una magia lunga undici anni

Undici anni di grosse carpe, di emozioni forti, di amicizie coltivate su e giù per lo Stivale. Undici anni di aneddoti e storie di un evento fatto da carpisti per carpisti. Undici anni in cui il carp fishing ha mostrato il suo lato più umano, donando se stesso ai meno fortunati.

Da undici anni è un appuntamento fisso per decine di appassionati provenienti da tutta la Penisola, un evento che ormai ha fatto la storia del carp fishing italiano, tanto da poter essere considerato, per prestigio, qualità e quantità dei partecipanti, per continuità e utilità divulgativa, il “papà” di tutti gli enduro: stiamo parlando della Maratona Benefica di Endine, giunta quest’anno alla sua undicesima edizione.

L’EDIZIONE 2007
Partecipai a questa manifestazione per la prima volta nel 2005. Io e il mio socio di sempre decidemmo di farlo per divertimento e per riaffrontare un lago che da tempo avevamo dimenticato dopo una serie abbastanza importante di cappotti. Non ci aspettavamo nulla e credevamo che, indipendentemente dal risultato, quella sarebbe stata l’unica esperienza alla Maratona Endine. Passate tre edizioni, però, siamo ancora qui a chiederci cosa ci spinga ogni anno a spedire la nostra iscrizione il giorno dell’apertura, ad affrontare il lago ogni anno con la stessa carica e speranza, nonostante i cappotti, l’acqua, la distanza.
Chi è avvezzo all’enduro sa quanto è forte il flusso di emozioni che proviamo ogni volta alla vista del lago dopo chilometri di strada, il fremito che proviamo dalla voglia di arrivare alla Casa del Pescatore e ritrovare amici distanti che non vediamo dall’anno precedente, ma con cui si è istaurato un rapporto di stima e amicizia profonde, l’attesa impaziente per l’estrazione delle postazioni, la sorpresa accompagnata da felicità o delusione per ciò che la sorte ci ha consegnato, l’approntamento del campo e il primo approccio al settore di lago concessoci.
Così è successo anche quest’anno: dal 4 al 7 ottobre 2007, venticinque coppie di carpisti provenienti da tutta Italia, agevolate dall’ ottima organizzazione delle sedi CFI di Rudiano ed Endine, hanno sfidato le acque del lago carichi di speranze e…di attrezzatura!
Il morale tra i carpisti al ritrovo era alto grazie alle notizie di grandi catture della settimana precedente e al probabile sopraggiungere di una bassa pressione che avrebbe dato un calcio alle temperature. Lanciate le esche, però, ci si è resi presto conto della difficoltà che la sfida presentava quest’anno.
Un caldo fuori dalla norma ha accompagnato le giornate di giovedì e venerdì e ha fatto sì che le carpe si concentrassero, più del solito, nelle zone a sud del lago, e che si dimostrassero indifferenti alle esche lanciate in acqua: le prime due notti si sono concluse con poche catture, tutte concentrate agli estremi del lago e solo un forte cambiamento climatico, secondo i più, avrebbe potuto sbloccare la situazione.
Il pomeriggio del terzo giorno molti di noi hanno esultato in quanto la tanto attesa pioggia ha bagnato il lago per diverse ore e, sulla carta, era preludio ad una notte piena di catture: ma il lago, purtroppo, non ha rispettato i pronostici, concedendo in tutto solo una ventina di catture, tra cui il pesce di 12,6 chili con cui la coppia Borghi – Tomasi si è aggiudicata il trofeo.
Molti sono stati i cappotti, soprattutto nelle postazioni centrali del lago, ma le facce felici che si sono viste alla premiazione, alla consegna del ricavato benefico, all’eccitante lotteria, hanno costituito un bello spot per il carp fishing italiano. Il pranzo finale offerto a tutti i carpisti è stato poi l’evento finale che ha suggellato il successo dell’evento: bellissimo intreccio di racconti, esperienze, amicizie e progetti futuri.
La profondità di questa esperienza sta anche nel viaggio di ritorno, quando il lago sparisce dalla nostra visuale e, da caro amico, lo si saluta con un bel “all’anno prossimo!”, accompagnando i nostri pensieri con un misto di sfida e ambizione verso lui, lui che ci ha vinto anche quest’anno.
UN PATRIMONIO COMUNE
Vivere così la Maratona di Endine è patrimonio di molte persone. Tanti sono i carpisti che hanno partecipato a diverse edizioni, ed ogni anno vi si ripresentano con lo stesso entusiasmo. Pensiamo alle coppie Didonè – Fabbian e Bocchi – Furghieri, che hanno partecipato a tutte le edizioni ed entrambe hanno avuto il merito di vincerla almeno una volta (nel 2004 i primi, nel 1997 i secondi). Può sembrare un’assurdità, eppure per certi versi non è esagerato dire che ormai i carpisti della Maratona formino un famiglia, un gruppo di amici uniti dalla stessa passione.
Un gruppo di amici come quello che originò l’idea della Maratona di Endine, ormai tanti anni orsono. Prestiamo ascolto alla sua storia, e scopriremo cosa ci lega a lei così fortemente…

IN PRINCIPIO FU L’ENTUSIASMO
Erano gli ultimi giorni di settembre del ’97, quando quaranta coppie provenienti da tutta Italia e addirittura da altri paesi europei, si ritrovarono sulle sponde del lago per dare vita alla prima edizione di questo evento.
L’idea era nata molti mesi prima da un’intuizione di Giancarlo Benuzzi e del gruppo di pescatori di cui era responsabile, la sede CFI “Alza la coda” di Goito, i quali si resero conto che i tempi erano maturi per realizzare un enduro di beneficenza in cui la competizione non fosse tra pescatori e pescatori, ma tra pescatori e lago, partendo dal convincimento che il carp fishing era ormai una realtà consolidata da far conoscere e che la passione dei pescatori si potesse fare del bene per i meno fortunati.
In quegli anni il movimento carpistico in Italia era sì sviluppato, ma non così tanto da avere una visibilità che consentisse di ottenere in modo semplice le autorizzazioni necessarie e, soprattutto per il lago di Endine, molti erano i cavilli burocratici che proibivano alcune componenti della nostra tecnica di pesca, quali l’attendamento, la pesca notturna e l’uso della barca. I nostri amici non si persero d’animo e fu così che trovarono un prezioso aiuto in Bruno Zenti, il quale riuscì ad aprire un canale di comunicazione tra Carp Fishing Italia e le istituzioni provinciali e comunali, e fornì gli elementi che potessero a questi pescatori pionieri di raggiungere il loro obiettivo. Benuzzi e compagni si trovarono quindi nelle mani una manifestazione da preparare da zero, un seme prezioso da coltivare per gli anni a venire.
Ciò che però interessava soprattutto gli ideatori, oltre all’aspetto internazionale, divulgativo e tecnico della Maratona, era soprattutto il lato benefico: fare del bene attraverso la propria passione era senza dubbio un merito, elemento importante per farsi conoscere presso le istituzioni e la gente del posto. Si decise così fin da subito di dare in beneficenza ad organizzazioni locali il ricavato delle iscrizioni e di una lotteria che metteva in palio premi offerti dalle aziende del settore. Una formula di successo, che si può toccare con mano anche oggi: ogni anno vengono venduti quasi mille biglietti della lotteria finale, e ogni anno aumenta il contributo benefico donato dai carpisti partecipanti.


LA PRIMA EDIZIONE
“Maratona Internazionale Benefica di Endine”: il nome stesso era già sinonimo di ciò che poteva offrire. Il lago di Endine era una garanzia per bellezza naturalistica, qualità delle carpe e difficoltà tecnica, l’aggettivo “benefico” sottolineava il vero intento della manifestazione, ossia la raccolta di fondi per i più bisognosi e non la competizione tra pescatori, e infine l’aggettivo “internazionale” era garante della qualità dei carpisti e dell’importanza che l’evento aveva in Oltralpe. Non mancava nulla.
La prima edizione fu un successo in quanto a partecipazione ed entusiasmo, ma un quasi completo disastro in quanto a catture. Endine, lago famosissimo ormai in tutta Europa per le catture di taglia “over”, si rivelò davvero avaro: l’unica cattura fu una carpa di 6 chilogrammi, caduta sugli inneschi della coppia Bocchi – Furghieri, nonostante sul lago fossero presenti pescatori di grande livello, tra cui agguerritissimi francesi e belgi, che al tempo erano presumibilmente ancora una spanna sopra ai carpisti italiani dal punto di vista tecnico.
L’affetto dimostrato dai partecipanti, che avevano inteso il vero scopo dell’iniziativa, rincuorò gli organizzatori: l’obiettivo era stato raggiunto e la Maratona poteva diventare un appuntamento fisso.
Le successive edizioni furono portate avanti con successo sempre dalla sede CFI di Goito, fino all’anno 2003, quando il testimone fu passato alla sede CFI di Rudiano che tutt’oggi, anche dopo l’uscita di scena di Benuzzi, è promotrice e organizzatrice dell’evento in tutti i suoi aspetti, nonché interlocutrice principale delle istituzioni locali insieme alla sede CFI di Endine Gaiano.

LE CATTURE: CHE MEDIA!
Non sempre è facile prendere carpe che sfiorino i 20 chilogrammi in manifestazioni in cui molti carpisti ingolfano il lago con i loro inneschi eppure, dando un’occhiata alle classifiche di questi undici anni, capiamo perché, tolta la prima edizione, quella del 2007 è stata la classica “eccezione che conferma la regola”. Sono le catture a parlare: Pasqualato-Florian, nel 2005, hanno catturato una carpa regina da 21,5 chilogrammi, Didonè – Fabbian, l’anno precedente presero una specchi di 21,3 chilogrammi, e nel 2003 Binotto – Caon fecero il colpo con una specchi di 19,2. Ma andando indietro nel tempo troviamo anche la superba 19,2 chilogrammi della coppia Mogno – Lomi catturata nel 1999. E non dobbiamo dimenticare la carpe che non troviamo in classifica, ma che raggiungevano pesi di tutto rispetto: numerosi sono stati negli anni i pesci che superavano i 15 chilogrammi. Sapere che lì, sotto la superficie dell’acqua, nuotano autentici “vitelli”, potenziali record della vita, è una calamita molto forte per le lenze di tanti appassionati che ogni anno sfidano il lago e la fortuna ed è senza dubbio un elemento fondamentale per l’enorme successo della manifestazione.
Ma attenzione, le classifiche non ingannino! Catturare durante l’enduro non è scontato: Endine è un lago molto difficile, in cui le carpe sono ormai smaliziate e risentono molto dei cambiamenti climatici, senza i quali sono statiche, svogliate, concentrate in determinate parti del lago e non in movimento per tutto il perimetro del lago.

L’EXPLOIT…FUORI MARATONA!
A volte le carpe di Endine possono risultare veramente odiose da tanto sono intelligenti, quasi che volessero prendersi gioco dei partecipanti: curiosamente, durante l’edizione del 2000, presso la postazione chiamata “Totem”, fu catturata una carpa a specchi di 26,9 chilogrammi, che però non risulta nelle classifiche. Il motivo? I carpisti che ebbero la fortuna di stringere questo bel ciprinide non erano partecipanti dell’enduro, ma semplici appassionati di Rimini che stavano passando qualche giorno di vacanza sul lago e che non erano a conoscenza dell’evento che si sarebbe svolto in quei giorni. L’allora presidente Benuzzi decise di non mandarli via, verificando la loro buona fede, e diede un bell’aiuto alla loro fortuna: fu ripagato con uno dei ricordi più belli e indelebili della sua carriera di presidente. La domenica mattina, infatti, alla presenza della stampa e delle televisioni locali, quell’enorme carpa fu fotografata tra le braccia di quei bravi carpisti e rilasciata sotto gli occhi di numerosi curiosi e tra gli applausi di tutti i carpisti presenti alla Maratona.

LA PIOGGIA E LA FORTUNA
C’è un detto che tutti i partecipanti alla manifestazione conoscono: “Ad Endine si monta o si smonta con la pioggia”. In effetti un fondo di verità c’è, perché praticamente tutte le edizioni sono state bagnate da precipitazioni più o meno forti. Non è un caso che le edizioni più “piovose” siano anche state quelle che hanno regalato più catture come numero e qualità. Prendiamo ad esempio il 2003, anno in cui sul lago si abbatté un vero e proprio uragano. Tramite le parole di un partecipante, Francesco Favaro, scopriamo che “la notte mi sono trovato seduto sul lettino a tenere con le mani le stecche della mia tenda, che sotto lo sforzo del vento continuava a scricchiolare e piegarsi, per di più appena finito il temporale trovammo il nostro bivvy d’appoggio completamente distrutto, da buttare via: un’esperienza per cuori forti!”.
Nonostante questo, i carpisti sembrano non disdegnare la pioggia e il freddo, ed il motivo è presto detto: le precipitazioni e i cambiamenti climatici repentini hanno un effetto-sveglia sulle carpe, che cominciano a muoversi dalle loro zone di stazionamento estive e di inizio-autunno, solitamente grossi erbai nella parte sud del lago, per spostarsi e colonizzare tutto il bacino in cerca di cibo. Questo garantisce quindi una maggiore possibilità di cattura in ogni zona: si veda l’edizione 2005, in cui la pioggia ha investito i carpisti dal secondo giorno fino alla fine, e che è risultata l’edizione in cui è stato catturato, in quanto a peso totale, il maggior numero di pesci.
Oltre alla pioggia, non dobbiamo dimenticare la fortuna nell’assegnamento della postazione, che è una componente fondamentale negli enduro. Negli ultimi anni, infatti, il dominio delle coppie a cui la sorte ha regalato le postazioni a sud è risultato evidente, soprattutto per quanto concerne i pesci più grossi. Le temperature sempre più alte di questi anni hanno provocato un ritardo nella distribuzione delle carpe lungo tutto il lago e così ne hanno risentito anche le classifiche della Maratona.

UN PANORAMA DIVERSO: LE DIFFICOLTA’
Dalla 1997 ad oggi il panorama ad Endine è cambiato molto. Gli echi di catture enormi, che superavano i 30 chilogrammi, hanno reso il lago meta di numerosi pellegrinaggi carpistici da tutta Europa, portando a situazioni di affollamento assolutamente nuove per un tranquillo lago ai piedi delle montagne bergamasche. Il triplicarsi del numero delle tende suscitò preoccupazione nei sindaci dei comuni rivieraschi, i quali cominciarono a tollerare meno gli accampamenti di carpisti e quindi ad applicare le prime multe o a chiudere postazioni storiche. Per di più l’atteggiamento di long range estremo e di poco rispetto di alcuni favorì un certo dissenso da parte dei pescatori del posto, ai quali il carpista cominciò ad apparire un nemico da combattere e a cui tagliare le lenze. La mutata situazione influì anche sull’organizzazione dell’enduro: i comuni diedero i primi “no” alle postazioni sul proprio territorio, così da preservarle dall’inquinamento visivo (e in alcuni casi ambientale), che gli accampamenti provocavano.
Per questo motivo, negli anni il numero di postazioni disponibili andò sempre più a ridursi: dalle 40 delle prime edizioni, alle appena 25 dell’edizione 2007. Eppure i ragazzi di Rudiano ed Endine non hanno mai mollato, consapevoli del fatto che la Maratona Benefica rappresenta un patrimonio importante di tutto il carp fishing italiano: è un modello di abilità e qualità organizzativa ed è il frutto della fatica e dell’impegno di tanti carpisti che, per pura passione, mettono a disposizione il loro tempo per consentire ad altri carpisti di realizzare un sogno, o più semplicemente pescare in tranquillità in un lago unico, diventato per certi versi off-limits a causa di regolamenti molto restrittivi.

NUOVI SCENARI, VECCHIE QUALITA’
Dal 2007, infatti, con un regolamento ad hoc, le postazioni sul lago di Endine sono state ridotte a diciassette (molte fruibili solo su prenotazione) e l’uso della barca limitato al recupero del pesce, vietando quindi di calare le canne e pasturare. In più, i comuni rivieraschi hanno praticato uno stretto giro di vite, aumentando e rendendo più severi controlli e punizioni per chi non rispetta il regolamento. I ragazzi di Rudiano, di Endine, e tutta CFI si stanno battendo per ottenere un’apertura nei nostri confronti, così da poter praticare la nostra passione in libertà, senza passare per delinquenti. La Maratona è importante proprio per questo: farci conoscere dalle persone e dai pescatori del posto, dimostrando che non siamo solo invasori e usurpatori di spazi, ma semplici appassionati che vogliono pescare in un luogo da sogno.
E’ fondamentale per dimostrare che il carp fishing è amicizia, è sinonimo di valori di rispetto profondo, è generosità e impegno verso il prossimo. Ecco il motivo per cui è bello partecipare alla Maratona di Endine: è un’esperienza unica, che arricchisce sul piano umano e su quello tecnico, un’emozione di cui non potrete più fare a meno. Se poi abboccasse quella carpa che da tanto sognate…

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