ANTEPRIMA IN ATTESA DEL VERBALE UFFICIALE
Endine adotta il PTC (Progetto tutela carpa)
Endine adotta il PTC (Progetto tutela carpa)
E’ stata discussa ed approvata in Consulta la richiesta formulata dal CPLE (Comitato Pescatori Lago di Endine) tramite il Presidente Capezzuto Giuseppe di cui nel Consiglio Direttivo fa parte Carpfishing Italia, rappresentata da Cominelli Paolo, Team Carpfishing Rudiano 55 rappresentata da Soldo Alberto e Carpfishing Endine 139 rappresentata da Zenti Bruno, e nel prossimo mandato ci sarà sicuramente anche la presenza del Team Franciacorta 192.
Maggiori dettagli verranno inseriti al momento dell'Ufficialità, nel frattempo ci premeva informare tutti di questo importante traguardo raggiunto, 60 cm la misura ottenuta, oltre obbligatorio il rilascio.
Maggiori dettagli verranno inseriti al momento dell'Ufficialità, nel frattempo ci premeva informare tutti di questo importante traguardo raggiunto, 60 cm la misura ottenuta, oltre obbligatorio il rilascio.
Grazie al CPLE che comprende le Associazioni di pesca presenti sul lago si sono raggiunti importanti traguardi riguardo anche altre specie presenti in primis il Luccio la cui misura minima viene alzata a 70 cm.
Aspettiamo l'Ufficialità dalla Provincia.
Dal 2009 CFI chiede a tutte le amministrazioni territoriali nazionali, che il progetto tutela carpa venga esaminato ed inserito nei regolamenti ittici. Di pari passo, in quelle provincie laddove norme attualmente presenti, impediscono di fatto l’inserimento del progetto, chiede l'istituzione di zone no kill. Un lavoro lungo e difficile, sia perché è indirizzato a cambiare situazioni vecchie di centinaia di anni e poi per il fatto che ove non vengano considerate deroghe parziali, bisogna attendere la scadenza naturale dei regolamenti e la loro nuova stesura.
Comunque i risultati sin qui ottenuti sono da ritenersi straordinari, il lavoro svolto dalle sedi della nostra associazione dai loro responsabili e iscritti, dall’intero direttivo sono la dimostrazione che Carpfishing Italia continua ad essere l’associazione di riferimento per tutto il movimento dei carpisti italiani.
Andrea Geron
La carpa
Le carpe, in relazione alla
propria genealogia ed all’ambiente nel quale vivono e crescono, raggiungono la
maturità sessuale al terzo anno di vita con un peso di circa 3 kg , e possono raggiungere i 40 kg con una produzione di
uova di 8/10 mila per kg di peso della riproduttrice.
La capacità riproduttiva
quindi per quei pesci che si possono definire da “trofeo” è biologicamente ed
oggettivamente da considerarsi di primaria importanza sia per la pesca sportiva
in generale e per la tecnica del carpfishing in particolare, che per scopi
riproduttivi e quindi della garanzia alla tutela della specie. Gli esemplari
che raggiungono un peso di 8 kg
hanno di fatto superato considerevole selezione naturale superando in natura i 6/8 anni di vita.
La proposta
Da queste premesse
l’Associazione “ Carpfisghing Italia “
tramite il proprio Presidente Nazionale Agostino Zurma presenta una proposta normativa a tutela
della specie, una serie di norme che porteranno comune beneficio a tutti gli
attori coinvolti e senza arrecare danno ad alcuno.
Gli interessati e beneficiari
sono:
I pescatori sportivi
praticanti la tecnica del carpfishig.
I pescatori sportivi
praticanti tecniche diverse.
I pescatori di professione
che non vedranno impoverito irrimediabilmente la popolazione ittica.
Gli enti locali preposti in
materia di gestione ittica e del pescaturismo.
I comuni o gli enti locali
aventi in gestione acque pubbliche o private.
Le guardie pesca svolgenti
attività di vigilanza e controllo sul
territorio.
Il territorio acquatico che
non verrebbe sottoposto ad un impoverimento irrazionale e non recuperabile se
non con investimenti onerosi, vanificati successivamente dal continuo
prelevamento indiscriminato.
La proposta consiste
nell’introdurre alcune norme generali, di seguito esposte , da applicarsi su
tutto il territorio nazionale.
A)Introdurre la definizione di dimensioni “massime” dei pesci
da prelevare oltre a quelle minime già in essere . Questo a prescindere che
l’attività di pesca sia svolta da un pescatore di professione, da un pescatore
sportivo o un pescatore che trattenga il pescato per consumo personale. Se
nella normativa attuale della provincia esiste un peso inferiore a quello
proposto, venga mantenuto quello presente. Questo nel tentativo di ridurre la
caccia spietata agli esemplari di taglia, atteggiamento che comporta un grave
danno alla riproduzione. Si deve introdurre il concetto di limite massimo al
peso del pesce prelevabile con la chiara indicazione che se il pesce supera gli
8 (otto) Kg questo debba essere rilasciato
vivo nello stesso specchio d’acqua in cui è stato pescato.
B) divieto per i pescatori di
mestiere, e non solo per i pescatori sportivi, di effettuare la pesca e quindi alcun prelevamento di carpe durante il
periodo di riproduzione e frega.
C) Intensificare i controlli
affinché i pescatori professionali non effettuino prelevamenti di pesce al di
fuori degli ambiti a loro assegnati e nel rispetto delle norme proposte.
Considerazioni finali
Il pesca turismo in paesi a
noi vicini o storicamente più adeguati ai tempi ed al mercato, hanno posto in
essere forme di tutela che hanno fatto sviluppare attività economiche locali
significative e molto redditizie.
Si possono citare alcuni
significativi esempi:
Romania Lago di Sarulestri.
Spagna Fiume Ebro a
Maquinenza dove è risorta un’intera cittadina.
Francia Lago di Cassien e
Lago Du Der Chantecoq,l solo per citarne alcuni.
Invero le realtà sorte nel
contesto del carpfishing sono moltissime e ricoprono tutti i paesi europei con
in prima linea l’Inghilterra, paese d’origine della tecnica.
Tutti questi luoghi attirano
e creano spostamenti intracomunitari consistenti e sottovalutati. In
Inghilterra ci sono oltre 40.000 appassionati e si stima che almeno il 10% si
rechi in Francia per pescare le carpe in quelle acque.
L’Italia incomincia ad avere
alcune realtà private dedicate al carpfishing, ma dal punto di vista pubblico
questa opportunità ancora non è stata appieno capita e tutelata e lo dimostra
la scarsità di normativa e la mancata incentivazione del settore.
Le acque Italiane sulla carta
sono tra le più prolifiche ed adatte allo sviluppo di questa tecnica e i
risultati in termini di pesca turismo possono dare dei numeri realmente
significativi.
Gli investimenti da fare,
introducendo la protezione dei pesci da “trofeo”, sono praticamente nulli. Non
sarebbero richieste immissioni di materiale ittico poiché le fattrici
garantirebbero il naturale sviluppo e ricambio della fauna ittica.
Ai pescatori non sportivi
verrebbe garantito comunque un prelievo ittico per uso alimentare, non
arrecando alcun danno alla fauna ittica presente.
Una carpa di 5 kg è gia di dimensioni
rilevanti per un “consumo personale”.
Ai pescatori di professione
si garantirebbe comunque la possibilità di prelievo ittico, qualora autorizzato
da apposita licenza e certificazione sanitaria, sul materiale fino ai 7,9 kg . Esiste in tal senso
una forte richiesta dal mercato di
materiale ittico di peso superiore agli 8 kg di qualunque provenienza esso sia, proprio per il fortissimo incremento delle
realtà private di gestione di pesca sportiva.
Tale prelievo ittico però
causa un danno ambientale molto rilevante e generalmente non apporta nessun
beneficio concreto se non a chi vende il materiale ittico.
Il danno può essere così
sommariamente indicato:
-
depauperamento
del patrimonio ittico delle acque pubbliche e conseguente lesione degli
interessi dei pescatori (se vengono prelevati i pesci da trofeo le acque
pubbliche perdono di interesse).
-
diminuzione della
capacità riproduttiva in ambienti naturali per il prelevamento proprio del
materiale ittico di maggior pregio.
-
forte percentuale
di mortalità del materiale ittico prelevato da acque pubbliche dovuta alle
fondamentali diversità ambientali tra luogo di provenienza e luogo di
immissione in particolare per gli esemplari di taglia elevata.
-
alta probabilità
di contaminazione dei pesci con patologie di diversa origine e gravità negli
ambienti di immissione.
I pescatori di professione
potrebbero comunque svolgere la loro attività con pesci sotto il peso di 8 kg , garantendosi l’incremento futuro di ulteriore materiale
ittico. Inoltre verrebbe loro fornita l’ulteriore possibilità di sviluppare
attività di pesca turismo rivolta alla carpa proprio in loco.
Gli enti pubblici preposti alle attività ittiche
avrebbero meno costi e più riconoscimento pubblico, garantendo un naturale
ciclo di vita derivante dal materiale ittico già presente nel territorio e
sviluppando ed incentivando attività economiche di settore oltre che a quelle
che sono le attività economiche collegate al turismo in generale.
I comuni in ambito locale
vedrebbero un rientro diretto dal bene demaniale con maggiori presenze, nelle
acque di interesse, dei pescasportivi.
Le autorità preposte ai
controlli verrebbero aiutate dal punto di vista normativo alla gestione e alla
punizione e repressioni dei comportamenti illeciti. La semplice detenzione di
esemplari superiori ad un certo peso comporterebbe la sanzione amministrativa e
l’eventuale revoca della licenza di pesca sia essa sportiva o professionale. La
sanzione proposta dovrebbe essere di 10.000 Euro per i pescatori di professione
e di 1000 per i pescatori sportivi per ogni infrazione.
I pescatori sportivi italiani
e non,praticanti la tecnica del carpfishing vedrebbero tutelati e
aumentare di numero gli esemplari da
trofeo, oggetto di loro maggior attenzione.
In attesa di una vostra
risposta in merito si inviano distinti saluti.
Il Presidente Nazionale
Agostino Zurma
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