Oggetto: proposta di modifiche al fine della tutela della specie ittica denominata carpa.
L’Associazione
Carpfishing Italia (CFI) nasce circa 17 anni fa da uno sparuto gruppo di appassionati della Provincia di Grosseto. Oggi possiamo vantare un colosso di quasi tremila soci con ben cento sedi a rappresentare l’associazione in tutta la penisola isole comprese. Una rappresentatività che nessun altra associazione privata della pesca sportiva, può vantare. Una associazione in continuo e concreto movimento che immagazzina risultati ormai a ritmo incessante. Risultati che sono lo specchio del proprio credo, un insieme di etica, professionalità e sociale che si fondono in ogni iniziativa messa in cantiere. Etica, un approccio verso l’ambiente, il pesce e i pescatori che ne è la principale componente e che ha permesso alla nostra associazione di entrare a far parte con FIPSAS e altri gruppi all’Osservatorio Nazionale della Pesca “ONP” organismo deputato a intervenire e proporre iniziative proprio in ambito ambientale. Ne sono prova l’organizzazione di decine di pulizie delle sponde e di recupero di pesce destinato alla sicura morte compiute con estrema professionalità , le nostre manifestazioni sono elogiate da amministrazioni per la loro impostazione di correttezza e di raduno rivolto allo stare insieme. La rappresentanza di CFI in numerose consulte per la pesca sono la testimonianza della conoscenza del territorio, amplificata dalla presenza di iscritti nelle fila delle guardie volontarie. Non basterebbe una intera pagina per elencare tutte le attività rivolte al sociale messe in piedi da CFI, enduri benefici, raccolta fondi per istituzioni , adozioni a distanza ecc . Tutto questo orchestrato da un consiglio direttivo nazionale e da ben 100 responsabili di sede nonché dal grande lavoro degli iscritti .CFI è presente in tutto il territorio Nazionale con 100 sedi periferiche e 3000 iscritti.
La tecnica
Il Carpfishing nasce come tecnica di pesca specificatamente usata per l’insidia e la cattura delle specie di Carpa Regina Cyprinus Carpio e delle Carpe a Specchio fenotipo di Cyprinus Carpio (Linnaeus, 1758), ciprinidi ormai presenti in tutto il territorio nazionale
Gli appassionati, in Italia, a stima degli operatori di settore, sono circa 30000 distribuiti nell’intero territorio Italiano e non esitano a spostarsi di zona in zona, di regione in regione alla ricerca di ambiti di pesca sempre più promettenti. A questi si aggiungono migliaia di pescatori provenienti da tutta Europa. La costante crescita di appassionati, moltissimi i giovani che vi si avvicinano, fa si che questa tecnica sia divenuta ormai trainante per l’intero settore pesca e che sia stimolo per nuove attività economiche ad essa direttamente od indirettamente collegate. Importante è ricordare che i carpisti sostano nei luoghi di pesca per diversi giorni, addirittura per settimane intere e questo presuppone un utilizzo importante delle realtà economiche presenti.
Fattore fondamentale che richiama gli appassionati presso i molti laghi naturali , fiumi, bacini idrici rappresentati da grandi invasi artificiali presenti nella penisola per svolgere la loro attività ludica è la presenza delle carpe, e possibilmente la presenza di carpe di taglia, da “trofeo”. Si considera da trofeo un pesce che supera glì otto chilogrammi di peso e gli 80 cm di lunghezza.
La tecnica del carpfishing ha le sue basi sul concetto inglese del catch & release, ossia il catturare e rilasciare il pesce nella medesima acqua in cui viene pescato.
Se questo non avvenisse interi laghi, bacini, fiumi, cave ed in generale ogni ecosistema di interesse per la pesca verrebbe in breve tempo reso meno interessante a questa tecnica, ma soprattutto, e questo è sostanziale, perderebbe in modo definitivo il potenziale riproduttivo impoverendo in modo irrecuperabile le acque interessate.
La carpa
Le carpe, in relazione alla propria genealogia ed all’ambiente nel quale vivono e crescono, raggiungono la maturità sessuale al terzo anno di vita con un peso di circa 3 kg , e possono raggiungere i 40 kg con una produzione di uova di 8/10 mila per kg di peso della riproduttrice.
La capacità riproduttiva quindi per quei pesci che si possono definire da “trofeo” è biologicamente ed oggettivamente da considerarsi di primaria importanza sia per la pesca sportiva in generale e per la tecnica del carpfishing in particolare, che per scopi riproduttivi e quindi della garanzia alla tutela della specie. Gli esemplari che raggiungono un peso di 8 kg hanno di fatto superato considerevole selezione naturale superando in natura i 6/8 anni di vita.
La proposta
Da queste premesse l’Associazione “ Carpfisghing Italia “ tramite il proprio Presidente Nazionale Agostino Zurma presenta una proposta normativa a tutela della specie, una serie di norme che porteranno comune beneficio a tutti gli attori coinvolti e senza arrecare danno ad alcuno.
Gli interessati e beneficiari sono:
I pescatori sportivi praticanti la tecnica del carpfishig.
I pescatori sportivi praticanti tecniche diverse.
I pescatori di professione che non vedranno impoverito irrimediabilmente la popolazione ittica.
Gli enti locali preposti in materia di gestione ittica e del pescaturismo.
I comuni o gli enti locali aventi in gestione acque pubbliche o private.
Le guardie pesca svolgenti attività di vigilanza e controllo sul territorio.
Il territorio acquatico che non verrebbe sottoposto ad un impoverimento irrazionale e non recuperabile se non con investimenti onerosi, vanificati successivamente dal continuo prelevamento indiscriminato.
La proposta consiste nell’introdurre alcune norme generali, di seguito esposte , da applicarsi su tutto il territorio nazionale.
A)Introdurre la definizione di dimensioni “massime” dei pesci da prelevare oltre a quelle minime già in essere . Questo a prescindere che l’attività di pesca sia svolta da un pescatore di professione, da un pescatore sportivo o un pescatore che trattenga il pescato per consumo personale. Se nella normativa attuale della provincia esiste un peso inferiore a quello proposto, venga mantenuto quello presente. Questo nel tentativo di ridurre la caccia spietata agli esemplari di taglia, atteggiamento che comporta un grave danno alla riproduzione. Si deve introdurre il concetto di limite massimo al peso del pesce prelevabile con la chiara indicazione che se il pesce supera gli 8 (otto) Kg questo debba essere rilasciato vivo nello stesso specchio d’acqua in cui è stato pescato.
B) divieto per i pescatori di mestiere, e non solo per i pescatori sportivi, di effettuare la pesca e quindi alcun prelevamento di carpe durante il periodo di riproduzione e frega.
C) Intensificare i controlli affinché i pescatori professionali non effettuino prelevamenti di pesce al di fuori degli ambiti a loro assegnati e nel rispetto delle norme proposte.
Considerazioni finali
Il pesca turismo in paesi a noi vicini o storicamente più adeguati ai tempi ed al mercato, hanno posto in essere forme di tutela che hanno fatto sviluppare attività economiche locali significative e molto redditizie.
Si possono citare alcuni significativi esempi:
Romania Lago di Sarulestri.
Spagna Fiume Ebro a Maquinenza dove è risorta un’intera cittadina.
Francia Lago di Cassien e Lago Du Der Chantecoq,l solo per citarne alcuni.
Invero le realtà sorte nel contesto del carpfishing sono moltissime e ricoprono tutti i paesi europei con in prima linea l’Inghilterra, paese d’origine della tecnica.
Tutti questi luoghi attirano e creano spostamenti intracomunitari consistenti e sottovalutati. In Inghilterra ci sono oltre 40.000 appassionati e si stima che almeno il 10% si rechi in Francia per pescare le carpe in quelle acque.
L’Italia incomincia ad avere alcune realtà private dedicate al carpfishing, ma dal punto di vista pubblico questa opportunità ancora non è stata appieno capita e tutelata e lo dimostra la scarsità di normativa e la mancata incentivazione del settore.
Le acque Italiane sulla carta sono tra le più prolifiche ed adatte allo sviluppo di questa tecnica e i risultati in termini di pesca turismo possono dare dei numeri realmente significativi.
Gli investimenti da fare, introducendo la protezione dei pesci da “trofeo”, sono praticamente nulli. Non sarebbero richieste immissioni di materiale ittico poiché le fattrici garantirebbero il naturale sviluppo e ricambio della fauna ittica.
Ai pescatori non sportivi verrebbe garantito comunque un prelievo ittico per uso alimentare, non arrecando alcun danno alla fauna ittica presente.
Una carpa di 5 kg è gia di dimensioni rilevanti per un “consumo personale”.
Ai pescatori di professione si garantirebbe comunque la possibilità di prelievo ittico, qualora autorizzato da apposita licenza e certificazione sanitaria, sul materiale fino ai 7,9 kg . Esiste in tal senso una forte richiesta dal mercato di materiale ittico di peso superiore agli 8 kg di qualunque provenienza esso sia, proprio per il fortissimo incremento delle realtà private di gestione di pesca sportiva.
Tale prelievo ittico però causa un danno ambientale molto rilevante e generalmente non apporta nessun beneficio concreto se non a chi vende il materiale ittico.
Il danno può essere così sommariamente indicato:
- depauperamento del patrimonio ittico delle acque pubbliche e conseguente lesione degli interessi dei pescatori (se vengono prelevati i pesci da trofeo le acque pubbliche perdono di interesse).
- diminuzione della capacità riproduttiva in ambienti naturali per il prelevamento proprio del materiale ittico di maggior pregio.
- forte percentuale di mortalità del materiale ittico prelevato da acque pubbliche dovuta alle fondamentali diversità ambientali tra luogo di provenienza e luogo di immissione in particolare per gli esemplari di taglia elevata.
- alta probabilità di contaminazione dei pesci con patologie di diversa origine e gravità negli ambienti di immissione.
I pescatori di professione potrebbero comunque svolgere la loro attività con pesci sotto il peso di 8 kg , garantendosi l’incremento futuro di ulteriore materiale ittico. Inoltre verrebbe loro fornita l’ulteriore possibilità di sviluppare attività di pesca turismo rivolta alla carpa proprio in loco.
Gli enti pubblici preposti alle attività ittiche avrebbero meno costi e più riconoscimento pubblico, garantendo un naturale ciclo di vita derivante dal materiale ittico già presente nel territorio e sviluppando ed incentivando attività economiche di settore oltre che a quelle che sono le attività economiche collegate al turismo in generale.
I comuni in ambito locale vedrebbero un rientro diretto dal bene demaniale con maggiori presenze, nelle acque di interesse, dei pescasportivi.
Le autorità preposte ai controlli verrebbero aiutate dal punto di vista normativo alla gestione e alla punizione e repressioni dei comportamenti illeciti. La semplice detenzione di esemplari superiori ad un certo peso comporterebbe la sanzione amministrativa e l’eventuale revoca della licenza di pesca sia essa sportiva o professionale. La sanzione proposta dovrebbe essere di 10.000 Euro per i pescatori di professione e di 1000 per i pescatori sportivi per ogni infrazione.
I pescatori sportivi italiani e non,praticanti la tecnica del carpfishing vedrebbero tutelati e aumentare di numero gli esemplari da trofeo, oggetto di loro maggior attenzione.
In attesa di una vostra risposta in merito si inviano distinti saluti.
Il Presidente Nazionale
Agostino Zurma
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